Pseudonimo di
Louis-Ferdinand Destouches. Scrittore
francese. Dopo un'infanzia passata nella miseria (
C. si divertì
a descriverla con ironica esagerazione nel romanzo
Morte a credito, del
1936), cominciò a lavorare in una fabbrica a 12 anni. Nel 1912 si
arruolò volontario in cavalleria e prese poi parte alla prima guerra
mondiale. Laureatosi in Medicina, lavorò come membro di una commissione
medica della Società delle Nazioni, e in tale qualità si
recò anche in Africa e negli Stati Uniti d'America: il che gli
offrì lo spunto per il suo capolavoro
Viaggio al termine della notte
(1932). Questo romanzo, non scevro di elementi gergali, è in realtà
episodico nella
sua struttura e raggiunge una certa unità solo attraverso la figura del
protagonista: disertore durante la guerra, e nevropatico, Ferdinand Bardamu
sperimenta in Africa le aberrazioni del colonialismo e trova poi in America, e
precisamente nel complesso Ford di Detroit, un inferno industriale,
sostanzialmente non dissimile dall'inferno della guerra e da quello del
colonialismo. Sì che il povero Bardamu torna al proprio paese senza più
speranze né illusioni. Il
Viaggio portò di colpo
C.
al centro della ribalta letteraria francese: Bernanos vide in questo romanzo
un'opera di autentica rottura, e Altman ne lodò l'originalità
estrema ("Si tratta di un libro selvaggio: non viene da una scuola, né fa
scuola"). Ma fu soprattutto la sinistra francese (Sartre e Aragon in primis) a
riconoscere in
C. la più violenta espressione della letteratura
impegnata: per il pessimismo radicale con cui venivano giudicati l'uomo bianco e
la sua civiltà bellicista, alienante; per le descrizioni allucinanti di
putridi ambienti coloniali, di disumani paesaggi industriali, di sordidi squarci
della
banlieue parigina. Invitato in Unione Sovietica,
C. vi
andò nel 1936; ma nello stesso anno sferrò con
Mea culpa
uno degli attacchi più aspri mai portati contro il Comunismo. Il fatto
è che la rivolta céliniana, la sua carica demistificante e di
denuncia sociale, era in
fondo anarcoide ed estremamente individualista,
più che rivoluzionaria, non collegata di certo a una
visione marxista del mondo. Nel citato romanzo
Morte a credito
il linguaggio raggiungeva una violenza senza precedenti, la sintassi si faceva
disarticolata, e lo stile era fortemente ellittico; non mancavano pagine di
provocazione gratuita, come gratuita era, in fondo, la visione céliniana
d'una umanità abbrutita dal bisogno, tutta chiusa in un orizzonte di
bassi istinti fisiologici e senza possibilità di riscatto. Seguì una serie
di libelli in cui si andava
delineando sempre più chiaramente la posizione politica di estrema destra
dell'autore: filonazista e antisemita a oltranza, tanto da meritarsi una
condanna e un anno di carcere per collaborazionismo, una volta crollato il Terzo
Reich.
C. però si era intanto rifugiato in Danimarca, e la pena
del resto gli venne poco dopo condonata, sì che poté rientrare
indisturbato in Francia. Nel 1955 uscirono in cinque puntate, sulla "Nouvelle
Revue Française", i suoi
Colloqui col Professor Y e nel 1960
venne pubblicato il romanzo
Nord, che richiamò di nuovo
l'attenzione della stampa su
C. L'inimitabile prosa di
Nord
è scandita da una sorta di ritmo musicale "staccato", che valorizza
l'aspetto spettacolare ed emotivo del linguaggio; di ben scarsa consistenza sono
invece i personaggi, volutamente ridotti ormai a poveri fantocci che si agitano
convulsamente. La morte colse
C. quando aveva appena concluso l'ultimo
romanzo,
Rigodon (Courbevoie, Parigi 1894 - Meudon 1961).